Uno studio recente pubblicato sul Canadian Medical Association Journal (CMAJ) ha rivelato una tendenza preoccupante: un aumento delle ospedalizzazioni per disturbi alimentari durante la pandemia da COVID-19. La ricerca, utilizzando dati da ICES (in passato conosciuto come Institute for Clinical Evaluative Sciences), ha confrontato i tassi di visite al pronto soccorso e ospedalizzazioni per disturbi alimentari tra diversi gruppi di età prima e durante la pandemia.
Lo studio si è concentrato su quattro gruppi di età – adolescenti (10-17 anni), giovani adulti (18-26 anni), adulti (27-40 anni) e anziani (41-105 anni). I ricercatori hanno scoperto che durante il periodo pre-pandemico, dal 1° gennaio 2017 al 29 febbraio 2020, i tassi osservati di visite al pronto soccorso e ospedalizzazioni per disturbi alimentari erano coerenti con i tassi attesi. Tuttavia, durante la pandemia (dal 1° marzo 2020 al 30 settembre 2020), si è registrato un aumento significativo delle ospedalizzazioni per disturbi alimentari in tutti i gruppi di età.
I risultati sono allarmanti, poiché indicano che l’impatto sulla salute mentale della pandemia si manifesta sotto forma di disturbi alimentari. Lo studio non ha approfondito le specifiche cause di questo aumento, ma si ipotizza che fattori come l’isolamento sociale, le routine interrotte, l’aumento dell’ansia e l’accesso limitato ai soliti sistemi di supporto possano contribuire ai maggiori tassi di ospedalizzazione.
Gli esperti sottolineano l’importanza dell’intervento precoce e del supporto per le persone con disturbi alimentari. È cruciale che gli operatori sanitari, i caregiver e le persone stesse siano consapevoli dei segni e dei sintomi dei disturbi alimentari e cercano aiuto quando necessario.
Questo studio mette in evidenza la necessità di un maggiore supporto e risorse per la salute mentale durante i momenti di crisi. Serve come promemoria che, mentre gli impatti fisici diretti della pandemia sono significativi, le conseguenze indirette sulla salute mentale richiedono anche attenzione e azione.
Fonti:
– Canadian Medical Association Journal (CMAJ)
– ICES (in passato conosciuto come Institute for Clinical Evaluative Sciences)