Scienziati dell’Università di Harvard hanno catturato con successo il momento in cui il cuore di uno zebrafish inizia a battere. I ricercatori hanno utilizzato microscopi ad alta velocità per osservare gli embrioni di zebrafish e il momento in cui le cellule cardiache iniziano a battere. Questo studio rivoluzionario si basa su ricerche precedenti e dimostra lo sviluppo precoce del cuore dello zebrafish.
Durante lo sviluppo dello zebrafish, c’è una breve finestra di circa 20 ore in cui le cellule cardiache passano da singole cellule a un cuore completamente funzionante. I ricercatori hanno utilizzato stampi di agarosa fatti su misura per osservare gli embrioni in modo sicuro e documentare questo avvenimento significativo. Gli embrioni di zebrafish sono stati scelti per questo studio a causa della loro breve durata di vita, rendendo l’osservazione di questo processo possibile entro un periodo di tempo relativamente breve.
I primi segni di attività cardiaca negli embrioni di zebrafish sono stati osservati in popolazioni di cellule muscolari cardiache chiamate cardiomiociti, che sono state sommerse di ioni di calcio senza alcun ordine. Man mano che lo sviluppo progrediva, le onde di ioni di calcio diventavano sempre più organizzate e si propagavano attraverso il tessuto cardiaco, portando al primo battito cardiaco.
Inoltre, i ricercatori hanno notato che le cellule cardiache dello zebrafish entrano in uno stato eccitabile circa 90 minuti prima del primo battito cardiaco, suggerendo che si stanno preparando per l’azione. L’inizio dell’attività cardiaca non avveniva sempre nello stesso punto in diversi embrioni, indicando che non c’è nulla di unico nelle cellule che si attivano per prime.
Questo studio ha implicazioni non solo per la comprensione dello sviluppo dei cuori degli zebrafish, ma anche per lo studio della formazione del cuore in altri vertebrati, compresi gli esseri umani. Investigando come si sviluppa il cuore, gli scienziati sperano di ottenere informazioni sui meccanismi alla base delle irregolarità cardiache e potenzialmente sviluppare nuovi trattamenti per condizioni come le aritmie.
I risultati di questo studio sono stati pubblicati sulla rivista Nature.
Fonti:
– Studio pubblicato su Nature